Archivi di famiglie e di persone. Versamenti fino al 2007 (1614-2004)


Livello di descrizione
Complesso di fondi
Contenuto
INTRODUZIONE ARCHIVISTICA Le poche pagine che seguono offrono alcune informazioni sulla natura e sulle condizioni del materiale descritto e illustrano le scelte fatte in sede di schedatura e riordino: sono dunque necessarie ai fini di una proficua consultazione sia dell’inventario sia in particolare della documentazione. Dobbiamo innanzi tutto rilevare che questo inventario è l’inventario di più fondi e non di un solo archivio. Ciò non significa che non vi siano collegamenti fra le carte dei diversi fondi, poiché – come è noto – le vicende storico-genealogiche delle famiglie ebraiche piemontesi sono sempre variamente legate le une alle altre. Molto più che nel caso di altri fondi familiari (o personali) è quindi essenziale tener presente questi collegamenti e, affinché sia più facile individuare i nessi fra carte di famiglie in qualche modo imparentate tra loro, è stato stilato un indice, di cui si dirà meglio più avanti. A questo proposito è anche opportuno segnalare sin d’ora che dalla fine del 2007 stanno affluendo all’archivio Terracini altri documenti familiari: in molti casi le carte in questione sono prodotte da soggetti appartenenti a rami collegati delle famiglie menzionate nell’inventario, se non alle medesime famiglie , e dimostreranno dunque un’attinenza con le carte qui descritte. IL VERSAMENTO: COME SI PRESENTAVANO LE CARTE E COME SI PRESENTANO OGGI Il lavoro si è svolto sulle carte familiari ricevute dall’Archivio B. e A. Terracini prima dei nuovi versamenti cui si è accennato poco sopra, iniziati alla fine del 2007: la documentazione schedata era pervenuta in archivio in momenti diversi e vi era conservata da parecchi anni. Nei faldoni che contenevano la documentazione erano stati sommariamente individuati, in passato, 18 fondi di varia ampiezza, cui si aggiungevano cinque faldoni miscellanei. Lo studio delle carte dei 18 fondi già attribuiti ha portato all’accorpamento di due fondi e all’esclusione dal lavoro del fondo che era stato denominato “Ada Fubini” (probabilmente dal nome di chi aveva consegnato i documenti) ma che conteneva carte prodotte dall’attività della comunità ebraica di Torino. L’esame dei faldoni miscellanei ha invece portato all’individuazione di più di 60 raggruppamenti di carte (non si può quasi mai parlare di veri e propri “fondi”): di questi, alcuni non avevano attinenza con le carte familiari, altri andavano ad arricchire alcuni dei 18 fondi già individuati, mentre quaranta circa costituivano piccoli nuclei a sé, ascrivibili a singoli o a famiglie. Nessuno dei fondi o tanto meno dei raggruppamenti di carte costituisce un archivio personale o familiare completo: le lacune sono grandi, talora enormi, sia guardando all’insieme delle carte di una famiglia, sia nella produzione dei documenti ascrivibili a singoli personaggi. I casi limite sono rappresentati dalle carte che erano conservate nei faldoni miscellanei, dove è stato spesso individuato un solo documento per ciascun soggetto produttore. Alla luce di ciò, al momento di organizzare nell’inventario i complessi documentari si è scelto di presentare prima tutti i gruppi di carte che possono essere definiti a vario titolo “fondi” (anche fra questi vi sono naturalmente differenze di ampiezza e di complessità), e di seguito i raggruppamenti di carte di dimensioni irrisorie, ovvero dalle quattro unità archivistiche in giù: la prima parte dell’inventario, che si apre con la famiglia Ami, descrive 24 fondi e termina con il materiale consegnato da Germana Levi; la seconda parte inizia con un documento prodotto dall’attività del dott. Arut. All’interno delle due parti dell’inventario i livelli superiori sono disposti in ordine alfabetico, come si può vedere nell’elenco che precede lo schema di ordinamento, e sono definiti rispettivamente “fondi” e “carte”. Oggi, fra fondi veri e propri e carte personali, si contano 44 complessi di documenti. A proposito della natura e dell’attribuzione delle carte, è necessario rilevare che la lunga sedimentazione della documentazione presso l’archivio insieme a tutti gli interventi di spostamento e riorganizzazione dei faldoni hanno fatto sì che all’interno di alcuni fondi affluissero documenti non pertinenti con il soggetto produttore e, soprattutto, che andasse talora perduto il legame fra soggetto produttore e parte delle carte o addirittura tutte le carte. In alcuni casi anche il nome del depositario dei documenti non è stato illuminante ai fini di una ricostruzione della situazione. Esempi sono il materiale consegnato da Germana Levi, per il quale si è dovuto creare un subfondo “Altro” che contiene materiale non riconducibile ad alcun membro della famiglia, e – nel caso estremo – le carte consegnate da Ugo Castelfranco e il materiale consegnato come “fondo Mieli”, privi di qualsiasi legame con la persona e la famiglia cui erano fatti risalire . Si noti infine che insieme alle carte erano conservati anche alcuni oggetti e alcuni libri (non collegati all’attività dei soggetti produttori delle carte ma da essi semplicemente raccolti): i libri e gli oggetti sono stati elencati a parte e sono ad oggi conservati in archivio. LE SCELTE FATTE NELLA SCHEDATURA E NEL RIORDINO Come dice Alberto Cavaglion in Felice Momigliano (1866-1924). Una biografia, per chi si occupa di famiglie ebraiche “C’è innanzi tutto un problema di fonti. Persino la determinazione di un albero genealogico può diventare un’impresa disagevole: districarsi nel groviglio di Salomoni, Samueli, Beniamini juniors e seniors risulta un esercizio demoralizzante” . La ricostruzione delle parentele – innumerevoli – è difficoltosa e spesso si rischia di rimanere nel campo dell’ipotesi o, peggio, di intravedere legami che non ci sono. Nella descrizione e nell’organizzazione della documentazione qui presentata si è proceduto dunque in due modi. a) Alcune carte, in seguito ad un’analisi approfondita della documentazione e delle altre fonti (bibliografiche, sul web e orali), sono state riunite a formare un unico fondo; a titolo d’esempio si possono citare le carte Diena: gli originari raggruppamenti “Diena Isaia e Eva Segre”, “Fondo Diena”, “Cdec - Sergio Diena”, “Fondo Diena per centenario” e “Teodoro Diena” sono stati accorpati in un unico archivio “Diena di Carmagnola”, fatta eccezione per un documento sui Diena di Lucca, conservato a sé. b) Altri nuclei di carte, benché si potessero determinare legami remoti di parentela fra alcuni dei soggetti produttori, sono stati mantenuti separati, per ragioni sia teoriche sia pratiche : si vedano in particolare i due fondi “Terracini - Sacerdote - Artom - Colombo” e “Vita Finzi e Ottolenghi - Terracini”. Lo stesso si è fatto naturalmente per le famiglie con lo stesso cognome per le quali non vi è modo di stabilire un nesso sicuro. Nello studio e nell’organizzazione della documentazione ha in parte pesato anche il fatto che, a causa della lunga sedimentazione delle carte, si era persa talora traccia di chi avesse consegnato il materiale, dato assai utile per collegare i documenti al ramo giusto di una famiglia. Come evidente dal sommario, l’inventario è stato dotato di alcuni strumenti che vogliono agevolarne la consultazione. Al di là di questa introduzione archivistica, si notino: • l’elenco dei fondi e delle carte, con l’indicazione “P” o “F” a seconda che si tratti di carte personali o familiari; • lo schema di ordinamento, che descrive tutte le articolazioni in cui è divisa la documentazione di ciascun “fondo” e mette in luce i soggetti produttori delle carte; • l’indice degli antroponimi (si veda oltre). Alcune indicazioni utili si ritrovano inoltre nelle introduzioni ai subfondi o alle serie e sottoserie che compongono l’inventario (cfr. prossimo paragrafo), ovvero: (1) le storie familiari e le biografie, che costituiscono di fatto l’equivalente dell’introduzione storica di un archivio unitario; (2) i rimandi ad altri fondi o interni allo stesso fondo, che consentono di collegare correttamente le molte figure che emergono dalla documentazione; (3) e, soprattutto, gli eventuali riferimenti bibliografici che sono stati utilizzati nella redazione delle brevi biografie e che possono essere interessanti per chi volesse approfondire le ricerche . L’inventario Entrando nel merito dell’inventario vero e proprio, sono essenziali alcune precisazioni a proposito della schedatura. 1) I complessi documentari – che siano familiari o personali – sono trattati come archivi a sé e la numerazione delle unità archivistiche di cui sono composti inizia ogni volta dal n. 1. 2) Come è già emerso, quasi tutti i “fondi” sono articolati in sottolivelli. Il primo sottolivello è chiamato “subfondo”, seguono eventualmente le “serie” e le “sottoserie”. Nel caso di archivi personali il fondo è intitolato al singolo, indicato con nome e cognome, nel caso degli archivi familiari sono indicati solo il cognome o i cognomi delle famiglie. 3) Le carte delle mogli sono schedate insieme a quelle dei mariti (qualora ne sopravvivano), nei subfondi o nelle serie della famiglia “d’acquisto”, anche nei casi in cui un subfondo o una serie del medesimo fondo raccoglie le carte prodotte dalla famiglia d’origine della donna. Si veda ad esempio il caso del fondo “Lenghi – Bolens”, dove le carte di Giulia Amelia Lenghi, moglie di Luigi Bolens, sono descritte nel subfondo “Bolens” e non in quello “Lenghi” . In linea di massima le unità archivistiche con documentazione del marito precedono quelle con documentazione prodotta dall’attività della moglie, mentre quelle che contengono carte comuni (ad esempio documenti matrimoniali) sono descritte per ultime. 4) Nel titolo del primo sottolivello in cui sia corretto farlo si è scelto di indicare esplicitamente che si tratta di documenti, per mettere in evidenza la distinzione con le fotografie: cfr. ad esempio “Documenti Levi e Montagnana” o “Documenti di Teodoro Giacobbe Diena”. Una volta indicato nel titolo di un livello, il termine “documenti” non viene ripetuto ai livelli sottostanti. Quando la documentazione è personale e non familiare, se si conservano anche fotografie, il fondo è semplicemente diviso in “Documenti” e “Fotografie” (cfr. Silvia Revere). 5) Le fotografie, schedate appunto in livelli indipendenti da quelli dei documenti propriamente detti, sono distinte in diverse unità archivistiche a seconda che siano ritratti fotografici o fotografie, siano datate o non datate e così via. Alcuni fondi non conservano tuttavia un numero sufficiente di fotografie perché le si possa articolare come indicato: in questi casi le fotografie sono raccolte in un’unica unità archivistica cui non viene dedicato un livello a sé, indipendente dai documenti. L’indicizzazione Tenuto conto della natura delle carte familiari, l’indice dei nomi di persone e di enti è strumento assai utile per la ricerca documentaria. Durante la schedatura sono stati indicizzati i personaggi menzionati nel contenuto delle schede di unità archivistiche, sottoserie, serie e subfondi . L’indice cartaceo è dotato di rimandi alla pagina dell’inventario in cui si trova menzionato il personaggio in questione. Si noti che l’indice è strumento da usare in modo complementare allo schema di ordinamento e che le occorrenze di un nome presenti nello schema (ovvero nei titoli dei livelli superiori all’unità archivistica) non sono indicizzate. Per fare un esempio concreto, fra i rimandi dell’indice legati al nome “Giorgina Levi” non ci sarà quello alla pagina in cui inizia la sottoserie a lei dedicata, già messa in evidenza dal titolo nello schema di ordinamento. Nei nomi indicizzati è sempre registrato, quando noto, il nome paterno e, per le donne, il nome del marito; soltanto nei casi in cui vi è un’omonimia e i personaggi potrebbero altrimenti essere confusi viene indicato qualche altro elemento, ad esempio il nome del figlio. Quando si conoscono dei titoli ufficiali che possono essere significativi nell’identificazione del personaggio, vengono anch’essi registrati: cfr. ad esempio “Zangwill, Israel, scrittore e umorista” o “Servi, Flaminio, rabbino di Casale M. e direttore de Il Vessillo Israelitico ”. Occorre infine sottolineare che una ricerca più dettagliata dei personaggi e delle loro relazioni si può effettuare a computer, per mezzo del software Guarini Archivi, con cui le carte sono state schedate e ordinate e con cui è stato prodotto l’inventario; alcuni personaggi ed enti sono stati infatti indicizzati anche se non menzionati esplicitamente nella descrizione del contenuto dell’unità archivistica e i loro nomi non compaiono nell’indice cartaceo. Inoltre, Guarini prevede non solo una ricerca per nome, ma anche una ricerca libera per parole. ESEMPIO DELLA SCHEDA DI UNITÀ ARCHIVISTICA Le schede dei subfondi, delle serie e delle sottoserie prevedono semplicemente il titolo (con estremi della datazione ), l’introduzione storico-biografica e, nel caso dei soli subfondi l’indicazione della consistenza (di quante serie, sottoserie e/o unità archivistiche è composto il subfondo). Le schede delle unità archivistiche (u. a.), quelle che descrivono la documentazione conservata, si presentano invece come segue: numero dell’unità arichivi- stica Titolo (con estremi datazione) Descrizione dell’unità archivistica Consistenza e lingua [eventualmente] note Estremi cronologici precisi + (eventualmente) note relative alla datazione
Data estesa
1614 Gennaio 31 - 2004 Maggio 22

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