Comunità Ebraica di Carmagnola


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INTRODUZIONE ARCHIVISTICA Il fondo dell’Università israelitica di Carmagnola raccoglie le carte della Comunità ebraica e dell’Opera Pia di Misericordia di Carmagnola risalenti al periodo compreso tra il 1820 e il 1902. La documentazione, scarsa e incompleta, è organizzata per lo più in mazzi cuciti ed è composta dalle seguenti serie: o registri contabili o verbali e atti giuridici o corrispondenza. Esisteva una suddivisione tra le carte dell’Università Israelitica e quelle dell’Opera Pia, ma in realtà è una suddivisione non sempre netta, per esempio per quanto riguarda la contabilità si trovano dati relativi alle offerte e alla gestione della beneficenza sia nei registri espressamente intestati al Pio Istituto, ma anche talvolta nei bilanci della Comunità. Per mantenere questa distinzione tra i due enti, dovendo riordinare carte sciolte si è deciso di considerare del Pio Istituto tutti i documenti attinenti ai compiti da questo svolti ovvero: soccorrere i poveri dell’università israelitica sia sani che infermi, procurare lavoro, fornire sussidi alimentari e pecuniari, provvedere in caso di morte alle spese funebri, anche se non è sempre possibile stabilire con assoluta certezza che questi documenti siano stati effettivamente prodotti dal Pio Istituto. N.B. I registri delle nascite dei matrimoni e delle morti dell’Università Israelitica di Carmagnola degli anni 1838 – 1865 sono conservati presso l’archivio storico del Comune di Carmagnola che si trova nella Biblioteca Civica della città. Le serie sono complete per tutte le annate e corredate di un indice dei nomi. INTRODUZIONE STORICA Ebrei a Carmagnola La presenza ebraica a Carmagnola è attestata fin dal 1470 e, a partire dal Cinquecento, il numero degli ebrei nella città aumenta e le autorità cittadine si preoccupano di fissare dei regolamenti per il loro soggiorno Al principio del Seicento però non esisteva ancora una struttura comunitaria organizzata, la sinagoga si trovava probabilmente nella casa del banchiere Laude e ancora non c’era un cimitero ebraico. Il primo elenco di ebrei residenti a Carmagnola da cui risultano cinque famiglie (Calvo, Foa, Diena, Romelengo, Blanis) è del 1629 e nei documenti dell’epoca non si trova mai citata un’Università Israelitica, ma si parla sempre soltanto di “ebrei di Carmagnola”. Dalla metà del Seicento la famiglia ebraica più facoltosa ed influente è quella di Abramo Laude che abitava con il genero Leone Colombo, altra eminente figura era Salvatore Jona, mercante e banchiere; si ha poi notizia di Giuseppe Diena con la madre “Doglia”, dei fratelli Creschi di Fossano, di Mattatia Segre e Isacco Levi. Grazie al censimento del 1706 si sa che a Carmagnola, che per il pagamento delle tasse rientrava in una sorta di circoscrizione facente capo alla comunità di Torino, risiedevano oltre alla famiglia dei Laude, e a due famiglie Jona, tre famiglie Levi, due famiglie Diena e un’ottava famiglia il cui cognome non viene dato: in totale solo 54 persone. Una ventina di anni dopo, nel 1723-1727, quando venne istituito il ghetto, la struttura dell’insediamento ebraico di Carmagnola non si era apparentemente modificata, ma la popolazione ebraica era andata crescendo e gli ebrei si erano organizzati in vera e propria Comunità: intorno al 1734 le famiglie sono diventate diciotto per un numero complessivo di centodue persone. L’aumento demografico non derivò dall’immigrazione di nuovi nuclei famigliari, cui si opponevano le autorità, ma dalla crescita della popolazione locale e dall’arrivo di alcuni ebrei da altre zone del Piemonte che si inserivano come garzoni o collaboratori nelle famiglie dei “padroni”. L’attività economica più diffusa era quella dell’oreficeria, attività cui si dedicavano ben dieci capofamiglia su diciotto., vi erano poi piccoli mercanti e persisteva l’attività del banchiere Jona. Le possibilità di immigrazione a Carmagnola si aprirono a partire dal 1735 e questo, oltre al suddividersi delle famiglie, rese l’area originariamente prevista per il ghetto insufficiente. Il censimento del 1761 non riporta informazioni sulle professioni , ma segnala tre famiglie “povere” e ben nove “miserabili”. Le attività economiche prevalenti continuano ad essere le stesse del secolo precedente, anche se non si ha più nessuna testimonianza per la seta e per la fabbricazione del sapone introdotta verso la metà del Seicento. Sul finire del Settecento, alla vigilia della prima emancipazione, la piccola comunità di Carmagnola, nonostante, il ghetto, godeva di una sufficiente tranquillità materiale e spirituale, anche se il suo centinaio di abitanti viveva in condizioni assai modeste. Per quanto riguarda l’Otto e il Novecento manca il resoconto sistematico e completo che Renata Segre ha fornito per i secoli precedenti ed è molto difficile tracciare un quadro di storia generale della presenza ebraica a Carmagnola. E’ comunque in questo il periodo nel quale gli ebrei trassero maggior benefici dall’insediamento nella città e la città trasse i maggiori vantaggi dall’insediamento ebraico. Luzzatti, Michele Momenti di storia degli ebrei a Carmagnola in Vita e cultura ebraica a Carmagnola. La sinagoga. Catalogo della mostra didattica itinerante “Vita e cultura ebraica, documentazione fotografica sulla presenza ebraica in Piemonte nei secoli XVIII e XIX” a cura di Giorgio Avigdor Segre, Renata The Jews in Piedmont, I (1297-1582), II (1582-1798)
Data estesa
1784 - 1902
Storia conservazione
Il fondo dell'Università israelitica di Carmagnola raccoglie le carte della Comunità ebraica e dell'Opera Pia di Misericordia di Carmagnola risalenti al periodo compreso tra il 1820 e il 1902. La documentazione, scarsa e incompleta è composta dalle seguenti serie: registri contabili, verbali e atti vari, corrispondenza.

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