DIVULGAZIONE – PERCORSI TEMATICI
I rabbini piemontesi e il Congresso Israelitico di Firenze
Tra riforma e tradizione: nuove fonti per la storia del dibattito (1867-2017)
Percorso a cura di Alberto Legnaioli
L’evento forse più significativo e dalle complesse ripercussioni nella storia degli ebrei italiani dell’Ottocento fu senza dubbio l’emancipazione. Essa si svolse in due tappe. La prima vide la concessione da parte del re Carlo Alberto dell’emancipazione agli ebrei del Regno nel 1848, la seconda l’estensione di quegli stessi diritti civili e politici a tutti i sudditi ebrei del neonato Regno d’Italia nel 1861. Altrettanto significativa è la loro coincidenza con due capitoli fondamentali nel processo risorgimentale del nostro paese: la prima guerra d’indipendenza, con la concessione dello Statuto Albertino; l’Unità d’Italia, esito del secondo conflitto per l’indipendenza. Tale convergenza non è frutto del caso, ma testimonia dell’intimo nesso che in Italia lega storia degli ebrei e storia del Risorgimento. L’emancipazione porta con sé un’integrazione a lungo attesa in uno Stato che gli ebrei italiani – primi tra tutti i piemontesi – hanno attivamente contribuito a costruire.
Un capitolo meno noto di questa storia è la stagione dei Congressi Israelitici di Ferrara (1863) e Firenze (1867) e dei dibattiti che ne furono il cuore pulsante. Il Congresso di Ferrara costituì un primo banco di prova su cui l’Ebraismo italiano misurò la portata del mutamento prodotto dalle nuove libertà e dai diritti civili. Tuttavia, fu a Firenze nel 1867 che si tenne il primo congresso a potersi definire veramente nazionale. L’anno precedente, infatti, il terzo conflitto d’indipendenza aveva recato l’annessione del Veneto, dunque restavano al di fuori dei confini solo Roma e Trieste. Il convegno fiorentino costituisce un punto di arrivo ed una risposta formale da parte ebraica ai mutamenti strutturali occorsi in seguito all’integrazione nella società italiana. In esso trovò espressione, inoltre, il dibattito che segnò molta della corrispondenza intrattenuta dai rabbini italiani riguardo all’opportunità di una riforma del culto, che lo rendesse più idoneo alle nuove necessità delle comunità emancipate e alle sfide poste dall’incontro con la società al di fuori del ghetto.
A centocinquant’anni da questo momento fondamentale della storia dell’Ebraismo italiano d’Ottocento, l’Archivio Terracini vi riporta l’attenzione svelando, attraverso un percorso tra le fonti, documenti in gran parte inediti prodotti dalle Università Israelitiche piemontesi e dai loro rabbini negli anni che precedettero e seguirono i Congressi. Tali carte consentono di ricostruire una parte rilevante del quadro storico dell’incontro fiorentino e della stagione di fervidi dibattiti che ne fu il preludio e che in ultima istanza vi confluì. Marco Momigliano, il già citato Davide Terracini, Lelio Cantoni: questi sono alcuni dei nomi le cui carte – lettere, componimenti, atti – sono state portate alla luce dall’Archivio. L’auspicio è che, rendendole note ad un più ampio pubblico, esse destino l’interesse di appassionati e curiosi, oltre che, naturalmente, di studiosi.
Il percorso
Il percorso è articolato in schede, ciascuna dedicata ad un documento. Al loro interno è presente una riproduzione fotografica del documento ed una lettura interpretativa del testo. Le schede saranno consultabili secondo due prospettive: