22 marzo 1848. Lettera circolare: la prima guerra d’indipendenza come «preludio del nostro riscatto»

Archivio Terracini. Fondo Saluzzo. Università Israelitica di Saluzzo. Corrispondenza. Serie 1, fald. 1, fasc. 1.5, pagina 05

Percorso: Rabbino Lelio Cantoni

Dati:
mittente: Lelio Cantoni
destinatario: Amministrazione Israelitica di Saluzzo
oggetto: partenza per la leva volontaria di un drappello di ebrei per la prima guerra d’indipendenza

Lettera su carta intestata a Il Rabbino Maggiore delle Università Israelitiche del Piemonte. Il documento porta il numero 49. La dicitura «Circolare» è riportata a mano, sottolineata, sul margine sinistro del foglio. La lettera è datata 22 marzo 1848.
Il 22 marzo 1848, giorno precedente la dichiarazione delle ostilità contro l’impero austriaco, che aprì il primo conflitto per l’indipendenza italiana, il Rabbino Maggiore delle Università Israelitiche del Piemonte inviò una lettera circolare intrisa d’ardore patrio, nella quale informava le comunità (nel caso specifico, al solito, Saluzzo) della partenza del drappello di ebrei volontari «salutata con clamorosi evviva dall’affollata popolazione» di Torino. Per comprendere compiutamente il tipo di affezione che gli ebrei piemontesi mostravano verso la patria con tale atto è necessario tener presente che, non godendo dei diritti civili e politici, essi non potevano far parte dell’esercito regolare. Essi, dunque, combattevano per un paese che non li considerava idonei a tale compito. Chi non partì, inviò comunque offerte per il sostentamento delle famiglie povere dei soldati partiti per la leva volontaria.
L’orgoglio patriottico, l’intimo coinvolgimento e l’esortazione ad agire che Cantoni affida alla carta, acquistano nuova luce nelle parole che leggiamo poco dopo: la partecipazione alla lotta per l’indipendenza costituisce «il preludio del nostro riscatto». Il significato di questa espressione diviene chiaro nella lettera che Cantoni invia alle comunità piemontesi il 27 marzo 1848: il riscatto è l’emancipazione. Emerge da queste righe il nesso indissolubile tra emancipazione e lotta per l’indipendenza nell’immaginario ebraico piemontese. Essi contribuirono a costruire una patria in cui potessero vivere da cittadini di diritto, italiani a tutti gli effetti.
Con il Regio decreto nº 688 del 29 marzo 1848 le speranze divennero realtà.

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