1840. Articolo dalla Gazzetta Piemontese: Cantoni interviene sull’accusa di omicidio rituale portata a Damasco nel 1840

Archivio Terracini. Fondo Saluzzo. Università Israelitica di Saluzzo. Culto e cimiteri. Serie 2, fald. 8, fasc. 1

Percorso: Rabbino Lelio Cantoni

L’articolo è redatto su carta semplice. Si conservano solo le prime due pagine. Era accluso ad una lettera circolare inviata alle comunità, datata 28 aprile 1840.

Nella corrispondenza di Cantoni troviamo tracce di un fatto di cronaca che al tempo ebbe straordinaria risonanza nella stampa internazionale: l’accusa di omicidio rituale rivolta agli ebrei di Damasco in seguito alla scomparsa del frate cappuccino Tommaso di Calangianus, avvenuta il 5 febbraio del 1840. L’accusa del sangue, com’è noto, è molto antica e costituisce una delle più insidiose declinazioni dell’antigiudaismo. Al fine di smentire l’antica calunnia Cantoni scrisse un memoriale al Re, in seguito al quale la Gazzetta piemontese, nº 97 del 28 aprile 1840, pubblicò un suo articolo di cui conserviamo una copia manoscritta sfortunatamente incompleta. Alle sue pagine il Rabbino Maggiore affida una fervida, ma lucida confutazione dell’accusa del sangue. Dopo aver preso le distanze dall’atto criminoso, egli notava la scarsa attendibilità di confessioni estratte con la tortura; se pure alcuni imputati dichiaratisi colpevoli avessero detto il vero, essi avrebbero dovuto essere considerati eretici, indegni di portare il nome di Israeliti! Ma Cantoni non si fermò qui. Ciò che segue è un’autentica decostruzione dell’antico pregiudizio, fondata punto per punto sulle fonti bibliche. La prima ovvia constatazione per chiunque abbia familiarità con i precetti della Legge ebraica è che il contatto con il sangue genera impurità, donde le prescrizioni alimentari di Levitico 7,26 e Deuteronomio 12,23, che si traducono nel complesso di norme che regola la macellazione rituale. Citando Deuteronomio 16, versetti 11 e 14, il Rabbino Maggiore descriveva poi il carattere di comunione e fraternità verso il prossimo – chiunque egli sia – della festa di Pesach, così come di ogni festività ebraica. Infine – osservava Cantoni – non v’è traccia di così barbaro rito nei libri, pur ben noti, della tradizione ebraica. Dunque, niente di più lontano dall’Ebraismo del prescrivere un omicidio per ottenere sangue ad uso rituale!

PERCORSO TEMATICO

PERCORSO CRONOLOGICO